Il valore probatorio della blockchain in Italia: quando e come può essere utilizzata

24 ottobre 2025

Data certa

Takeaways

  • La blockchain permette di attestare in modo sicuro l’esistenza, l’integrità e la provenienza dei documenti digitali, offrendo una prova opponibile basata su registri distribuiti che garantiscono tracciabilità, trasparenza e protezione contro le manomissioni;
  • La validazione temporale tramite blockchain possiede valore giuridico riconosciuto, ma non gode della presunzione automatica di veridicità dei timestamp qualificati: in caso di contestazioni, chi la utilizza dovrà dimostrare l’affidabilità della tecnologia impiegata e la correttezza del processo di registrazione;
  • Il quadro normativo delineato dalla legge 12/2019 e dal regolamento eIDAS conferisce valore probatorio alle registrazioni su blockchain, purché siano rispettati gli standard tecnici fissati dall’AgID e venga scelta una rete adeguata, pubblica o privata, in base al livello di sicurezza e controllo richiesto.

Certificare dati e prove attraverso registri distribuiti: le possibilità per cittadini e imprese

La tecnologia blockchain ha superato i confini delle criptovalute per entrare nel mondo del diritto, trasformandosi in uno strumento per certificare documenti, proteggere opere creative e fornire prove opponibili nei procedimenti giudiziari. In Italia, il riconoscimento giuridico dei registri distribuiti può essere considerato un punto di svolta nella gestione della certezza documentale.

La capacità di garantire l'immutabilità dei dati e l'attribuzione di una marca temporale sicura ha attirato l'attenzione del legislatore, che ha voluto colmare il vuoto normativo dando alle tecnologie distribuite un preciso inquadramento legale.

La blockchain, grazie alla sua architettura decentralizzata e crittografica, è in grado di assicurare che ogni informazione registrata rimanga inalterata nel tempo, creando un sistema di prova digitale particolarmente efficace.

Vediamo dunque le norme, le applicazioni concrete e i limiti giuridici dell'utilizzo della blockchain come strumento probatorio nel nostro ordinamento.

La validazione temporale: differenze tra timestamp qualificato e notarizzazione blockchain

Il regolamento eIDAS distingue tra validazione temporale elettronica semplice e validazione temporale elettronica qualificata. La marca temporale qualificata deve rispettare requisiti stringenti: collegare data e ora ai dati escludendo modifiche non rilevabili, basarsi su una fonte accurata collegata al tempo universale coordinato e appoggiarsi a una firma elettronica avanzata o sigillo elettronico di un prestatore di servizi fiduciari qualificato.

Con la qualifica, data e contenuto risultano certificati e protetti; serve però la verifica di un organismo autorizzato. La blockchain, invece, offre una validazione temporale non qualificata che conserva piena validità giuridica, ma senza la presunzione automatica di veridicità.

Cosa significa? Semplicemente, che in caso di contestazione sarà necessario dimostrare che la tecnologia utilizzata garantisce effettivamente integrità e accuratezza dei dati. La differenza essenziale riguarda l'onere della prova: mentre il timestamp qualificato gode della presunzione di correttezza, la notarizzazione blockchain dovrà essere provata se contestata.

Peer molti utilizzi pratici questa distinzione non rappresenta un ostacolo insormontabile, poiché la natura stessa della blockchain rende molto difficile alterare i dati registrati.

Blockchain permissionless e permissioned: qual è la rilevanza legale

Il legislatore italiano ha definito la blockchain con caratteristiche che richiamano principalmente le reti permissionless, ovvero pubbliche e aperte. Le blockchain permissionless come Bitcoin ed Ethereum sono completamente decentralizzate, accessibili a chiunque, con trasparenza totale delle transazioni e senza autorità centrali. Al contrario, le blockchain permissioned sono reti private dove solo gli utenti autorizzati possono partecipare al processo di consenso e validazione.

La definizione normativa pone l'accento su caratteristiche quali la replicabilità, l'accessibilità simultanea e la decentralizzazione, elementi più facilmente riscontrabili nelle blockchain pubbliche. Alcuni interpreti ritengono che le blockchain permissionless ricadano nell'articolo 41, comma 2, del regolamento eIDAS, godendo di una presunzione di accuratezza temporale, mentre le permissioned sarebbero ricondotte al comma 1 dello stesso articolo, senza presunzione ma con riconoscimento degli effetti giuridici.

Il dibattito è aperto: la normativa non esclude le reti private, ma la natura controllata di queste ultime potrebbe ridurre le garanzie di immutabilità rispetto alle reti pubbliche. Le blockchain permissioned offrono vantaggi di scalabilità e personalizzazione, ma presentano rischi di centralizzazione e vulnerabilità agli attacchi.

Dunque, ai fini legali, la scelta della rete blockchain influisce sulla robustezza della prova: una rete pubblica decentralizzata come Bitcoin offre maggiore resistenza a manipolazioni e maggiore riconoscimento internazionale.

Applicazioni concrete della blockchain: contratti, proprietà intellettuale e prove processuali

La blockchain ha numerosi vantaggi che trovano applicazione in diversi ambiti giuridici. La tutela della proprietà intellettuale rappresenta uno dei campi più promettenti. Artisti, scrittori e inventori possono registrare le proprie opere sulla blockchain per dimostrare la priorità della creazione rispetto ad altre rivendicazioni. La possibilità di documentare il processo creativo e inventivo attraverso timestamp immutabili offre una prova solida in caso di contestazioni su diritti d'autore o brevetti.

Nel settore contrattuale, la blockchain abilita gli smart contract, programmi autoeseguibili che vincolano le parti sulla base di condizioni predefinite. L'articolo 8-ter della legge 12/2019 stabilisce che gli smart contract soddisfano il requisito della forma scritta se l'identificazione delle parti avviene secondo i criteri fissati dall'Agenzia per l'Italia Digitale.

Sebbene le linee guida dell'AgID abbiano subito ritardi nella pubblicazione, il riconoscimento normativo consente già oggi di stipulare contratti di locazione, accordi di lavoro e costituzioni associative gestiti tramite blockchain. Anche la gestione delle prove processuali beneficia della blockchain: le prove digitali presentate in tribunale possono essere registrate e autenticate, garantendo integrità e tracciabilità. La catena di custodia delle prove può essere monitorata attraverso transazioni sulla blockchain, creando un audit trail che riduce il rischio di alterazioni o smarrimenti durante le indagini.

I requisiti tecnici per la validità probatoria

Non tutte le registrazioni su blockchain hanno valore probatorio. La legge 12/2019 prevede che l'Agenzia per l'Italia Digitale individui gli standard tecnici necessari affinché le tecnologie distribuite producano gli effetti della validazione temporale. Come già accennato, devono essere garantite integrità, autenticità, immodificabilità e riservatezza dei documenti informatici.

Tra le caratteristiche richieste, ci sono l'uso di funzioni crittografiche per generare l'hash del documento, la registrazione dell'impronta digitale sulla blockchain e la verifica tramite nodi distribuiti. Il Codice dell'Amministrazione Digitale stabilisce che un documento informatico soddisfa il requisito della forma scritta quando ha integrità e data certa garantite. La blockchain, registrando l'hash del documento e collegandolo a un timestamp, assicura entrambi i requisiti.

È importante sottolineare che il documento originale resta privato: solo la sua impronta digitale viene pubblicata sulla rete, preservando la riservatezza dei contenuti. La verifica consiste nel confrontare l'hash del documento con quello registrato sulla blockchain: se coincidono, si conferma l'esistenza del documento in quella data senza alterazioni successive.

Limiti e criticità della blockchain: dalla privacy alla giurisprudenza

L'uso della blockchain come prova, sebbene riconosciuto, presenta alcune criticità. Il GDPR pone sfide, soprattutto nelle blockchain pubbliche: il diritto all'oblio e la gestione dei dati personali richiedono soluzioni tecniche come blockchain ibride o permissioned, che mantengono i dati su server aziendali privati.

La giurisprudenza italiana non ha ancora definito una prassi sull'utilizzo della blockchain come prova. Alcune sentenze sulle criptovalute offrono spunti interessanti, ma manca un orientamento sul valore probatorio dei timestamp. L’assenza di standard internazionali e linee guida dell’AgID ha frenato lo sviluppo.

Altro limite riguarda la natura del dato: la blockchain ne certifica l’esistenza in un momento, ma non ne verifica il contenuto. Se il processo di generazione è trasparente e non manipolabile, il dato assume maggior credibilità, altrimenti l’immutabilità non ne garantisce la veridicità.

Blockchain: uno strumento affidabile per certificare diritti e documenti

La legge 12/2019, con il regolamento eIDAS, attribuisce valore probatorio alla memorizzazione su blockchain, equiparandola alla validazione temporale elettronica.

Ciò consente a cittadini e imprese di certificare l’integrità di documenti, proteggere opere e fornire prove opponibili.

Serve attenzione nella scelta della rete, nel rispetto degli standard tecnici e della normativa: le blockchain pubbliche offrono più resistenza alle manipolazioni, mentre quelle private garantiscono controllo. La giurisprudenza deve ancora consolidarsi, ma il quadro normativo attuale fornisce già solide basi.

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Valore probatorio della blockchain: FAQ

Qual è il valore probatorio della blockchain in Italia?

La blockchain consente di attestare in modo sicuro l’esistenza, l’integrità e la provenienza dei documenti digitali. I dati registrati restano immutabili nel tempo e possono essere utilizzati come prova opponibile, garantendo trasparenza e protezione contro le manomissioni.

Qual è la differenza tra validazione temporale qualificata e notarizzazione blockchain?

Il timestamp qualificato ha valore presunto di veridicità perché certificato da un prestatore fiduciario riconosciuto. La notarizzazione blockchain, invece, è valida ma non gode di presunzione automatica: chi la utilizza deve dimostrare la correttezza tecnica e la sicurezza della rete usata.

Quando una registrazione su blockchain ha valore legale?

Una registrazione ha valore legale se rispetta gli standard fissati dall’AgID e assicura integrità, autenticità e immodificabilità dei dati. La rete pubblica garantisce maggiore trasparenza e sicurezza, mentre quella privata offre maggior controllo e riservatezza.