Hash di un documento digitale: cos'è, come si genera e perché è importante

20 ottobre 2025

Firma digitale

Takeaways

  • L’hash funziona come un’impronta digitale del documento: una sequenza alfanumerica unica che permette di identificare in modo inequivocabile ogni file e di verificarne l’integrità, segnalando immediatamente qualsiasi modifica anche minima nel contenuto;
  • Gli algoritmi più diffusi, come SHA-256, consentono di generare in pochi secondi un codice unidirezionale impossibile da decifrare, oggi utilizzato per garantire la sicurezza di firme digitali, transazioni blockchain e archivi informatici;
  • In ambito legale e forense l’hash rappresenta una prova d’autenticità riconosciuta, capace di certificare documenti, email e dati digitali, mentre le nuove tecnologie basate su intelligenza artificiale ne potenziano la precisione e la resistenza agli attacchi informatici.

Si tratta di una sequenza alfanumerica che protegge i tuoi dati e garantisce l'autenticità dei documenti: ecco come funziona

Ogni volta che trasferiamo informazioni online o firmiamo un contratto digitale, si genera il codice hash, una sequenza alfanumerica che identifica in modo univoco qualsiasi contenuto digitale, proprio come le impronte digitali possono identificare l'identità di una persona. Questo strumento permette di verificare se un documento è autentico o se qualcuno lo ha modificato.

Approfondiamo l'argomento entrando nel dettaglio.

Definizione tecnica dell'hash

L'hash è il risultato di una funzione matematica che trasforma dati di qualsiasi dimensione in una stringa di lunghezza fissa: parliamo di algoritmi che scandiscono sequenzialmente tutti i byte di un file e creano impronte intermedie, ciascuna legata alla precedente, fino a generare l'impronta definitiva. Basta cambiare un solo bit del documento originale per ottenere un hash completamente diverso. La caratteristica principale è proprio questa: contenuti diversi producono impronte diverse.​

La stringa generata può variare in lunghezza a seconda dell'algoritmo utilizzato. Questa impronta viene anche chiamata "evidenza informatica" ed è diventata uno standard nella gestione dei documenti digitali.​

Hash: quali sono gli algoritmi più diffusi?

Esistono diverse funzioni crittografiche che generano hash con proprietà e livelli di sicurezza differenti. Tra le più comuni troviamo MD5, che produce una stringa di 128 bit equivalente a 32 caratteri. Poi c'è la famiglia SHA (Secure Hash Algorithm) con varianti come SHA-1, che genera 40 caratteri esadecimali, e SHA-256, l'algoritmo più utilizzato, che restituisce stringhe di 64 caratteri.​

Lo SHA-256 rappresenta oggi lo standard per eccellenza nelle applicazioni che richiedono elevata sicurezza. Viene impiegato dalle firme digitali alle transazioni blockchain, garantendo un livello di protezione adeguato alle esigenze moderne. Altre varianti come SHA-512, SHA-224 e SHA-384 offrono alternative con output di lunghezze diverse.​

Come si genera un hash

Il processo di generazione è più semplice di quanto potremmo immaginare: sono sufficienti uno o più file digitali e un software che applichi la funzione di hash scelta. L'algoritmo scandisce in sequenza tutti i byte del documento, esegue calcoli matematici e forma impronte intermedie collegate tra loro. Al termine della scansione otteniamo l'impronta definitiva, una sequenza alfanumerica che identifica univocamente quel contenuto.​

Oggi esistono numerosi strumenti online e applicazioni che permettono di calcolare l'hash di un file in pochi secondi. Basta selezionare il documento, scegliere l'algoritmo (solitamente SHA-256) e il sistema restituisce immediatamente il codice. Questa operazione è unidirezionale: una volta creato, il digest (così viene chiamato il risultato) è praticamente impossibile da invertire.​

Applicazioni pratiche dell'hash

L'hash può essere utile in diversi contesti.

Nella firma digitale, il digest rappresenta l'impronta del documento sottoposto a firma e dell'intero archivio digitale. Quando firmiamo un file, l'hash viene crittografato con la chiave privata del mittente. Chi riceve il documento può verificarne l'autenticità generando un nuovo hash e confrontandolo con quello originale decriptato con la chiave pubblica. Se i due codici corrispondono, il documento non è stato alterato.​

L'hash viene impiegato anche per la marcatura temporale: attesta che la firma digitale è stata apposta nel periodo di validità del certificato. Inoltre, l'hash serve per verificare l'integrità dei file scaricati, proteggere le password degli utenti e identificare in modo univoco documenti e dati. Nelle transazioni blockchain garantisce la sicurezza e la verifica dell'integrità dei blocchi di dati.​

Rilevanza legale e forense dell'hash

Nel settore giuridico, l'hash ha assunto un ruolo di primo piano. La Corte di Cassazione ha più volte sottolineato come il codice hash sia fondamentale per garantire l'integrità e l'immutabilità della copia forense di un documento informatico. Le linee guida internazionali del 2025 stabiliscono che gli strumenti di hashing devono essere certificati e conformi agli standard NIST (National Institute of Standards and Technology).​

Nelle indagini informatiche, l'hash permette di certificare che le prove digitali siano autentiche e ammissibili nei processi. Nuovi strumenti basati sull'intelligenza artificiale automatizzano oggi la verifica degli hash, identificando alterazioni nei dati in tempo reale; alcuni casi giudiziari recenti hanno sottolineato l'importanza dell'hashing nel determinare l'autenticità di email, chat e documenti utilizzati come prove processuali.​

Hash e firma digitale: un binomio inscindibile

La firma digitale non potrebbe funzionare senza l'hash. Quando apponi una firma digitale a un documento, il sistema genera prima l'impronta hash del contenuto. Questa impronta viene poi cifrata con la tua chiave privata, creando la firma vera e propria. Chi riceve il file può verificarne l'integrità: il software genera un nuovo hash del documento ricevuto e lo confronta con quello originale decifrato con la chiave pubblica.​

Se anche un solo carattere è stato modificato, i due hash non corrisponderanno e la firma risulterà invalida. Questo meccanismo garantisce che nessuno possa alterare il contenuto dopo la firma.

Hash di un documento tra sicurezza e sviluppi futuri

La sicurezza degli algoritmi hash è in continua evoluzione. Nel 2025 sono stati introdotti nuovi protocolli di autenticazione basati su hashing per impedire attacchi informatici come il brute force. Si stanno sviluppando anche algoritmi post-quantum in grado di resistere ai futuri computer quantistici, che potrebbero compromettere gli attuali sistemi crittografici.​

La cybersecurity avanzata integra oggi l'hash in protocolli sempre più sofisticati: l'AI viene impiegata per verificare l'integrità dei dati attraverso algoritmi di hashing più complessi. Le innovazioni tecnologiche sono la riprova che l'hash continuerà a essere uno strumento affidabile per proteggere i documenti digitali negli anni a venire.​

Hai bisogno di firmare documenti digitali con la massima sicurezza? Grazie al servizio cheFIRMA! di Lettera Senza Busta ottieni uno strumento che integra automaticamente l'hash nei tuoi documenti, garantendone l'autenticità e l'integrità: attiva subito il servizio.


Hash di un documento: FAQ

Cos'è l'hash di un documento digitale?

L'hash è una sequenza alfanumerica generata da una funzione matematica che identifica in modo univoco un documento digitale. Agisce come un'impronta digitale che consente di verificare se il file è autentico o se ha subito modifiche, garantendo così la sicurezza e l'affidabilità dei dati.

Come si genera un hash?

Per generare un hash basta un file digitale e un software o servizio online che applichi un algoritmo, come SHA-256 o MD5. L'algoritmo analizza ogni byte del documento e crea una stringa unica, impossibile da invertire, che funge da identificativo permanente del file originale.

Perché l'hash è importante nella firma digitale?

Nella firma digitale, l'hash serve a certificare che il documento non sia stato modificato dopo la firma. Il sistema confronta l'impronta originale con quella del file ricevuto: se anche un solo carattere è diverso, gli hash non coincidono e la firma risulta non valida.