Per quanto tempo vanno conservati gli atti giudiziari? Ecco cosa dice la legge

06 agosto 2025

Atti giudiziari

Takeaways

  • La conservazione degli atti giudiziari è un obbligo normativo che varia in base al tipo di procedimento e al soggetto coinvolto, con il Codice Civile che stabilisce un termine ordinario di prescrizione di dieci anni come base per la maggior parte delle situazioni;
  • Le tempistiche di conservazione cambiano significativamente tra procedimenti civili, con fascicoli d'ufficio come quelli immobiliari che possono richiedere trent'anni, e penali, mentre per i professionisti come gli avvocati, nonostante termini specifici più brevi, prevale la responsabilità professionale decennale;
  • Eliminare i documenti è possibile solo dopo lo scadere dei termini di conservazione obbligatori, e il mancato rispetto di tali scadenze può comportare serie conseguenze legali e disciplinari, sia per i privati cittadini che per i professionisti.

Si tratta di un obbligo che va oltre la semplice archiviazione e richiede scadenze precise da rispettare: entriamo nel dettaglio

Alla fine di un procedimento giudiziario può sorgere una domanda: per quanto tempo devo tenere tutti quei documenti? La risposta non è semplice come sembra. La conservazione degli atti giudiziari è un preciso obbligo di legge che prevede tempistiche diverse a seconda del tipo di procedimento e del soggetto che deve conservare.

Le norme che regolano questi tempi si trovano nel Codice civile, nelle disposizioni processuali e anche nelle regole professionali. Conoscere le scadenze giuste significa evitare problemi futuri e gestire al meglio i propri archivi, sia per i professionisti che per i privati cittadini.

Conservazione atti giudiziari: i tempi di base secondo il Codice civile

Il punto di partenza per comprendere i tempi di conservazione è l'articolo 2946 del Codice civile. Non c'è nessuna norma che permetta all'avvocato di disfarsi di atti e fascicoli prima dei dieci anni stabiliti dall'articolo citato. Questa regola generale stabilisce il tempo minimo durante il quale non è possibile eliminare i documenti relativi a un procedimento.

I dieci anni rappresentano il termine ordinario di prescrizione per i diritti, applicabile alla maggior parte delle situazioni. Durante questo periodo, infatti, potrebbero ancora sorgere questioni legate al caso originario o nascere nuove controversie che richiedono la consultazione degli atti.

Per essere ancora più precisi, per gli avvocati esiste una norma specifica nell'articolo 2961 del Codice civile che prevede tre anni come termine minimo. Tuttavia, la prescrizione ex art. 2961 c.c., che determina in tre anni il termine in cui gli avvocati sono obbligati a conservare i documenti, ha natura presuntiva; di conseguenza, è sottoposta alle limitazioni previste dall'art. 2946. Ciò significa che il termine più lungo di dieci anni prevale su quello più breve.

Atti giudiziari: differenze tra procedimenti civili e penali

Le tempistiche cambiano a seconda del tipo di procedimento. I fascicoli civili d'ufficio, ovvero i documenti interni su contenziosi, pignoramenti di case o terreni e procedure concorsuali, si dovrebbero conservare per almeno 30 anni.

Questa durata così lunga si spiega con la natura dei beni coinvolti: le questioni immobiliari e i contenziosi più complessi possono infatti avere strascichi molto lunghi nel tempo. Non è raro che emergano problemi anche dopo molti anni dalla chiusura del procedimento principale.

Si dovrebbero conservare per 15 anni, inoltre, i fascicoli dei procedimenti esecutivi immobiliari mentre per 10 anni l'elenco dei processi previsti per ogni giornata in Tribunale e i decreti ingiuntivi. Anche in questo caso, la durata è proporzionale alla complessità e alle possibili conseguenze future dell'atto.

Obblighi specifici per i professionisti nella conservazione degli atti giudiziari

La conservazione degli atti giudiziari per professionisti come avvocati, commercialisti e notai va oltre le norme generali, essendo vincolata da disposizioni specifiche a tutela degli interessi dei clienti.

Per gli avvocati, nonostante la prescrizione presuntiva di tre anni per il compenso, l'obbligo di conservazione dei fascicoli è legato alla responsabilità professionale decennale (art. 2946 C.C.). Ciò significa che i documenti vanno conservati per almeno dieci anni dalla fine dell'incarico, periodo entro cui il cliente può richiederne la restituzione.

I commercialisti e altri professionisti che gestiscono pratiche legali devono conservare la documentazione, incluse le scritture contabili e fiscali relative a contenziosi, per dieci anni dall'ultima registrazione (art. 2220 C.C.). A questo si aggiunge l'obbligo di conservazione per dieci anni dei documenti legati all'antiriciclaggio, dalla fine del rapporto professionale.

La conservazione digitale è ormai fondamentale: per i professionisti, il rispetto dei termini e l'efficienza nell'archiviazione sono essenziali per evitare responsabilità civili e fiscali.

Le novità del processo telematico

Il passaggio al digitale ha introdotto nuove questioni nella conservazione degli atti. Il Decreto Ministeriale 27 dicembre 2024, n. 206, che introduce rilevanti novità in materia di tempi e modalità del deposito telematico degli atti nel processo penale ha reso obbligatorio l'uso del sistema telematico per molti uffici giudiziari.

Questo cambiamento non modifica i tempi di conservazione, ma introduce nuovi aspetti tecnici. I documenti digitali devono essere conservati in formati che ne garantiscano la leggibilità nel tempo. Inoltre, è necessario mantenere l'integrità e l'autenticità degli atti attraverso sistemi di conservazione a norma.

Il processo telematico offre anche vantaggi nella gestione degli archivi: i documenti digitali occupano meno spazio fisico e possono essere cercati e consultati più facilmente. Tuttavia, sono necessari investimenti in tecnologie appropriate e competenze specifiche per la loro gestione.

Atti giudiziari: quando è possibile eliminare i documenti

Come ormai abbiamo capito, la possibilità di eliminare atti giudiziari e altri documenti non è lasciata al libero arbitrio, ma è strettamente regolamentata dai termini di conservazione previsti dalla legge. L'eliminazione, o meglio, lo smaltimento sicuro dei documenti, può avvenire solo una volta che sia scaduto il periodo minimo di conservazione obbligatoria. Questo principio vale sia per i privati cittadini sia per le aziende e i professionisti.

Per i privati, una volta superati i termini di prescrizione relativi a un determinato atto (ad esempio, dieci anni per i contratti non specificatamente regolati, o cinque anni per le multe dopo il termine di impugnazione e notifica), e accertato che non vi siano ulteriori ragioni per la loro conservazione (come contenziosi pendenti o potenziali), è possibile procedere all'eliminazione. È fondamentale assicurarsi che il documento non serva più come prova in eventuali future contestazioni.

Per aziende e professionisti, l'eliminazione degli atti può essere legata a protocolli interni di gestione documentale. Superati i dieci anni per le scritture contabili e fiscali, o i termini specifici per altre tipologie di documenti come quelli previsti dalla normativa antiriciclaggio, la distruzione può essere autorizzata. È fondamentale che il processo di eliminazione garantisca la distruzione irreversibile dei dati, specialmente se sensibili, per prevenire fughe di informazioni o utilizzi impropri, in conformità con le normative sulla privacy come il GDPR. L'eliminazione deve essere tracciabile e documentata per eventuali verifiche.

Conseguenze della mancata conservazione degli atti giudiziari

Non rispettare i tempi di conservazione può portare a conseguenze serie: se durante il periodo obbligatorio sorge la necessità di consultare un documento che è stato eliminato, chi aveva l'obbligo di conservarlo può essere chiamato a rispondere del danno causato.

Per i professionisti c'è una responsabilità disciplinare oltre che civile. I consigli dell'ordine valutano sempre con attenzione i casi di perdita o distruzione prematura di documenti, specialmente se questo comporta un pregiudizio per il cliente.

Anche per i privati cittadini eliminare documenti importanti in modo prematuro può creare problemi. Se nascono nuove controversie o se l'amministrazione richiede la produzione di atti relativi a procedimenti passati, non poterli fornire può compromettere la propria posizione.

Consigli pratici per la gestione degli atti giudiziari

Una buona organizzazione dell'archivio inizia dal momento in cui si ricevono i primi atti: può essere utile creare un sistema di classificazione che permetta di identificare rapidamente la data di conclusione del procedimento e quindi di calcolare i tempi di conservazione.

L'uso di registri o database può aiutare a tenere traccia delle scadenze. Molti studi professionali utilizzano software specifici che inviano automaticamente avvisi quando si avvicina il termine per la possibile eliminazione dei documenti.

Per quanto riguarda la conservazione digitale, è importante fare backup regolari e verificare periodicamente che i file siano ancora leggibili. I formati tecnologici evolvono rapidamente e documenti salvati in formati obsoleti potrebbero diventare inaccessibili.

La conservazione degli atti giudiziari richiede attenzione e organizzazione, ma seguire le regole corrette protegge da problemi futuri.

Per semplificare la gestione degli atti giudiziari e assicurarsi di rispettare tutti gli adempimenti previsti dalla normativa, LetteraSenzaBusta offre un servizio completo di invio degli atti giudiziari online a disposizione dei soggetti autorizzati dopo l'attivazione della Raccomandata Verde.

Il servizio permette di gestire digitalmente tutti i passaggi, dalla preparazione dei documenti alla loro trasmissione, garantendo la piena conformità alle disposizioni di legge e la corretta archiviazione per i tempi previsti dalla normativa.

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Tempi di conservazione degli atti giudiziari: FAQ

Per quanto tempo devono essere conservati gli atti giudiziari secondo la legge?

Il termine ordinario di conservazione degli atti giudiziari è di dieci anni, come stabilito dall’articolo 2946 del Codice civile. Per alcuni procedimenti civili, come quelli immobiliari, la conservazione può arrivare fino a trent’anni. I professionisti, come gli avvocati, devono mantenere i documenti per almeno dieci anni dalla fine dell’incarico.

Quando è possibile eliminare gli atti giudiziari?

La distruzione degli atti giudiziari è consentita solo dopo la scadenza del periodo minimo di conservazione previsto dalla legge. È fondamentale assicurarsi che non vi siano contenziosi pendenti o possibili richieste future legate a quei documenti. L’eliminazione deve inoltre avvenire in modo sicuro e tracciabile, soprattutto nel caso di dati sensibili.

Quali sono le conseguenze se non si rispettano i tempi di conservazione?

La mancata conservazione degli atti entro i termini stabiliti può comportare responsabilità civili, disciplinari e legali. I professionisti rischiano sanzioni da parte degli ordini di appartenenza e possono essere ritenuti responsabili per danni causati dalla perdita di documenti rilevanti. Anche i privati cittadini possono subire conseguenze se non sono in grado di fornire atti richiesti in caso di controversie.