La guida definitiva su quando si possono dare le dimissioni

25 settembre 2024

Disdette

Dimissioni: la guida completa su quando e come presentarle correttamente

Le dimissioni rappresentano una decisione importante nella carriera di un lavoratore. Ci sono diverse ragioni per cui una persona potrebbe scegliere di interrompere il proprio rapporto di lavoro.

Tra queste, troviamo il desiderio di nuove opportunità professionali, una proposta di lavoro più interessante o più remunerativa, l'insoddisfazione rispetto all'ambiente di lavoro o ai colleghi, la necessità di prendersi una pausa o riorientare la propria carriera, oppure, semplicemente, motivazioni personali, come la necessità di bilanciare meglio vita lavorativa e familiare.

Nonostante le ragioni possano variare da individuo a individuo, è fondamentale comprendere i passaggi da seguire per dare le dimissioni in maniera corretta, rispettando la normativa vigente. In Italia, i requisiti variano a seconda del tipo di contratto in essere e della modalità di recesso dal rapporto di lavoro.

In questo articolo di Lettera senza busta ti spiegheremo quando puoi dare le dimissioni a seconda del tuo rapporto di lavoro e come farlo in maniera tale da rispettare la normativa vigente.

Contratti a tempo determinato e indeterminato: ecco quando posso dimettermi

Nel panorama lavorativo italiano, i contratti di lavoro possono essere principalmente suddivisi in due categorie: contratto a tempo determinato e contratto a tempo indeterminato. Questa distinzione influisce profondamente sul modo in cui un lavoratore può recedere dal rapporto di lavoro.

  • Contratto a tempo determinato. Il contratto a tempo determinato ha una scadenza specifica, stabilita già al momento della sua sottoscrizione. In generale, questo tipo di contratto non prevede la possibilità per il lavoratore di recedere anticipatamente, né di dare alcun preavviso. A parte il periodo iniziale di prova, nel quale entrambe le parti possono recedere dal contratto, l’unica eccezione si verifica nel caso in cui vi sia un accordo tra le parti o nel caso di giusta causa. Quest'ultima si verifica quando il lavoratore è colpito da un evento che rende insostenibile la continuazione del rapporto lavorativo, come gravi inadempimenti del datore di lavoro, ad esempio il mancato pagamento degli stipendi, violazioni delle norme di sicurezza, episodi di vessazioni o mobbing, o casi di demansionamento;
  • Contratto a tempo indeterminato. Al contrario, il contratto a tempo indeterminato prevede la possibilità di recesso da entrambe le parti, a patto che vengano rispettati i termini di preavviso. La durata di questo periodo dipende dal contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) applicato, dal livello di inquadramento del lavoratore e dalla sua anzianità di servizio. In questo caso il lavoratore non è tenuto a dare spiegazioni o motivazioni alla sua decisione di dimettersi.

Sia nel caso delle dimissioni dal contratto a tempo indeterminato e nel caso delle dimissioni per giusta causa anche nel contratto a tempo determinato, il lavoratore può dimettersi in qualsiasi momento, ma ci sono delle regole da rispettare.

Il periodo di preavviso: cos’è e perché è importante?

Il periodo di preavviso è il lasso di tempo che intercorre tra la comunicazione delle dimissioni da parte del lavoratore e la conclusione effettiva del rapporto di lavoro.

Durante questo periodo, il lavoratore è tenuto a continuare a svolgere le proprie mansioni, e tale obbligo serve a tutelare il datore di lavoro, dandogli il tempo necessario per trovare un sostituto.

I tempi di preavviso cambiano da categoria a categoria e sono regolati dai contratti collettivi nazionali di settore (ad esempio CCNL commercio, CCNL Metalmeccanico e via dicendo).

Nella maggior parte dei contratti collettivi nazionali, il preavviso decorre dal 1° o dal 16° giorno di ogni mese. Ciò significa che se il lavoratore presenta le dimissioni in una data diversa, il conteggio effettivo del preavviso inizierà dalla data utile più vicina. Ad esempio, se un dipendente presenta le dimissioni il 24 giugno, il preavviso inizierà a decorrere dal 1° luglio.

Attenzione però, se durante il periodo di preavviso ti metti in ferie, godi di giornate di malattia, o infortunio, o maternità, allora questi giorni non vengono conteggiati. Detto in altre parole, il periodo di preavviso si allunga per il numero di giorni che non hai lavorato.

Se il lavoratore decide di non rispettare il periodo di preavviso incorre in sanzioni economiche, il datore di lavoro ha infatti il diritto di trattenere dalla retribuzione del dipendente una somma equivalente alla durata del periodo di preavviso non rispettato.

Tuttavia, in caso di dimissioni per giusta causa, il lavoratore può recedere immediatamente senza obbligo di preavviso e, in alcuni casi, ricevere anche un’indennità sostitutiva dal datore di lavoro.

Prima di dare le dimissioni è bene quindi bene essere certi dei tempi di preavviso da rispettare, per evitare brutte sorprese, se non vere e proprie sanzioni economiche.

Quando si prende la decisione di dimettersi è bene anche verificare la presenza di ulteriori vincoli contrattuali, come il "patto di non concorrenza" (un accordo tra datore di lavoro e dipendente che limitano quest'ultimo, dopo la cessazione del rapporto di lavoro, dal svolgere attività in concorrenza con l'azienda per un periodo definito) o il "patto di stabilità" che garantisce una durata minima del contratto di lavoro, vincolando una o entrambe le parti a non recedere anticipatamente.

Dimissioni telematiche: l’unica modalità valida

Dal 12 marzo 2016, grazie alle riforme introdotte con il "Jobs Act", i lavoratori operanti nel settore privato, gli assunti con contratto di lavoro di apprendistato e quelli a tempo indeterminato, devono comunicare le proprie dimissioni obbligatoriamente in modalità telematica attraverso il sito dell'INPS o altri soggetti abilitati. Questo processo è stato introdotto per combattere il fenomeno delle "dimissioni in bianco", una pratica diffusa che penalizzava i lavoratori più deboli, costretti a firmare dimissioni senza una data precisa al momento dell’assunzione.

Noi di Lettere Senza Busta amiamo semplificarti la vita, per questo motivo ti segnaliamo che, nella nostra sezione Disdetta Certa, sono disponibili i moduli per presentare le dimissioni online per ogni occasione (dal periodo di prova, alle dimissioni per giusta causa, alle dimissioni con preavviso o meno), già precompilati. Per particolari esigenze o eventuali dubbi puoi contattare il nostro servizio clienti per email o via WhatsApp.

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In più il nostro servizio SuperPEC è un servizio che si attiva gratuitamente e si paga se e solo quando viene utilizzato. È la scelta ideale per un utilizzo occasionale della PEC.

Se poi cambi idea, devi fare presto, ogni lavoratore ha infatti la possibilità di revocare le dimissioni entro sette giorni dall'avvenuta' trasmissione, utilizzando la medesima modalità telematica.

Il TFR: cosa succede in caso di dimissioni?

Una delle preoccupazioni principali di chi decide di dare le dimissioni riguarda il trattamento di fine rapporto (TFR). Il TFR è una somma di denaro che matura mese dopo mese durante il periodo di lavoro e che viene riconosciuta al momento della cessazione del rapporto, sia per dimissioni che per licenziamento.

Anche in caso di dimissioni volontarie, il lavoratore ha pieno diritto a ricevere il TFR accumulato durante il suo periodo di lavoro. Questo vale anche durante il periodo di prova, a condizione che tale periodo duri più di 15 giorni. Tuttavia, è importante verificare dove è stato destinato il TFR. Se è stato trattenuto in azienda, sarà il datore di lavoro a versarlo al termine del rapporto. Se invece è stato destinato a un fondo pensione, sarà necessario fare una richiesta specifica per ottenerlo.

In conclusione, dare le dimissioni richiede attenzione e una comprensione delle regole specifiche legate al proprio contratto di lavoro.

Rispettare il periodo di preavviso, inviare le dimissioni in modalità telematica e conoscere i propri diritti, come il TFR, sono passaggi essenziali per garantire una transizione lavorativa fluida e senza inconvenienti.

Takeaways

  • La modalità di presentazione delle dimissioni varia a seconda che il contratto sia a tempo determinato o indeterminato. Mentre il primo non consente dimissioni anticipate senza giusta causa, il secondo permette di recedere con un periodo di preavviso che deve essere rispettato.
  • Questo lasso di tempo, che intercorre tra la comunicazione delle dimissioni e la fine effettiva del rapporto di lavoro, è fondamentale. Se non rispettato, il lavoratore può incorrere in sanzioni economiche, con il datore di lavoro che ha il diritto di trattenere dalla retribuzione una somma equivalente.
  • Dal 2016, le dimissioni devono essere comunicate in modalità telematica attraverso l'INPS o soggetti abilitati. Questo cambiamento mira a tutelare i lavoratori e a prevenire pratiche abusive come le "dimissioni in bianco".
  • In caso di dimissioni, il lavoratore ha diritto a ricevere il TFR accumulato, che è un importo che viene versato al termine del rapporto di lavoro. È importante verificare se il TFR è stato trattenuto in azienda o destinato a un fondo pensione.
  • Ogni lavoratore ha la possibilità di revocare le dimissioni entro sette giorni dalla trasmissione, utilizzando la stessa modalità telematica. Questo offre un'opzione di ripensamento, in caso di ripensamenti o cambi di piani.

FAQ

Domande e risposte in testo semplice

Quando posso dare le dimissioni?

Le dimissioni possono essere date in qualsiasi momento, ma la modalità varia a seconda del contratto di lavoro. Per i contratti a tempo determinato, il lavoratore non può recedere anticipatamente, mentre per quelli a tempo indeterminato è necessario rispettare il periodo di preavviso.

Cos'è il periodo di preavviso e perché è importante?

Il periodo di preavviso è il tempo tra la comunicazione delle dimissioni e la conclusione del rapporto di lavoro. È importante perché consente al datore di lavoro di trovare un sostituto. Se non viene rispettato, il lavoratore può incorrere in sanzioni economiche.

Cosa succede al TFR in caso di dimissioni?

In caso di dimissioni, il lavoratore ha diritto a ricevere il trattamento di fine rapporto (TFR) accumulato durante il periodo di lavoro. Questo diritto è valido anche durante il periodo di prova, a condizione che duri più di 15 giorni.